Era entrata con piccoli passi esitanti, la prudenza dei bambini quando voglion qualcosa. Appoggiata ad una valigia, s'era messa a fissarmi dondolando un piede su e giù. Fuori era novembre, il vento invernale gelava i boschi della mia Toscana.
- È vero che parti?
- Sì, Elisabetta.
- Allora resto a dormire con te.
Le avevo detto va bene, era corsa a prendere il pigiama e il suo libro dal titolo La vita delle piante, poi m'era venuta accanto nel letto: minuscola, indifesa, contenta. Fra qualche mese avrebbe compiuto i cinque anni. Tenendola stretta m'ero messa a leggerle il libro, d'un tratto m'aveva puntato gli occhi negli occhi e posto quella domanda.
- La vita, cos'è?
Io coi bambini non sono brava. Non so adeguarmi al loro linguaggio, alla loro curiosità. Le avevo dato una risposta sciocca, lasciandola insoddisfatta.
- La vita è il tempo che passa fra il momento in cui si nasce e il momento in cui si muore.
- E basta?
- Ma sì, Elisabetta. Basta.
- E la morte, cos'è?
- La morte è quando si finisce, e non ci siamo più.
- Come quando viene l'inverno e un albero secca?
- Più o meno.
- Però un albero non finisce, no? Viene la primavera e allora lui rinasce, no?
- Per gli uomini non è così, Elisabetta. Quando un uomo muore, è per sempre. E non rinasce più.
- Anche una donna? Anche un bambino? Non è possibile!
- Invece sì, Elisabetta.
- Non è giusto.
- Lo so. Dormi!
- Io dormo ma non ci credo alle cose che dici Io credo che quando uno muore fa come gli alberi che d'inverno seccano ma poi viene la primavera e loro rinascono, sicché la vita deve essere un'altra cosa.
- È anche un'altra cosa. E se dormi te la racconterò.
- Quando?
- Domani, Elisabetta.
L'indomani ero partita per il Vietnam C'era la guerra in Vietnam e se uno faceva il giornalista finiva prima o poi per andarci perché ce lo mandavano, o perché lo chiedeva Io l'avevo chiesto. Per dare a me stessa la risposta che non sapevo dare a Elisabetta, la vita cos'è, per ricercare i giorni in cui avevo troppo presto imparato che i morti non rinascono mai a primavera.
Grazie infinite alla carissima, cara, Oriana Fallaci.